STORIA DELLE CORSE AL TROTTO

uno spettacolo da oltre 140 anni

INGHILTERRA

Si istituiscono le prime corse verso la fine del XII secolo, con cavalli importati dall’Oriente. Proprio questi cavalli, dopo una attenta selezione, diedero vita alla razza dei puro sangue inglese. Verso la fine del XVIII secolo, le prime corse ad ostacoli e galoppo vennero importate nel continente, con tutte le loro componenti, compresi i bookmakers, le scommesse.

Non vi era cittadina inglese che non si fosse appassionata a questo sport. Sorsero così i primi Ippodromi, York, New Caster, Liverpool, New Market. Proprio quest’ultimo è stato teatro delle più emozionanti gare, con le scommesse più ingenti. Si ricorda che un cavallo vincitore nel 1775 vinse qualcosa come 300 mila lire.

Nel 1773, in Inghilterra erano già istituite 19 corse con premi di oltre 100 ghinee. Il fenomeno corse al trotto fin da quel periodo, iniziò poi a diffondersi con insistenza anche in Irlanda.

ITALIA

Il merito di aver istituito le prime corse in Italia, spetta ad una società piemontese che iniziò ad operare tra il 1844 e il 1846. A Milano il primo impatto con le corse avvenne nel 1872 all’Arena. A Senago la società lombarda indice nel 1857 le corse al galoppo. La società piemontese dirige i propri obbiettivi verso Alessandria, Asti, Olbia, Vercelli. Intanto anche in altre parti d’Italia, sorgono nuove società.

Nel 1852 a Pisa e poi a Napoli. Mancando vere e proprie società sportive, le gare ippiche in questo periodo vengono organizzate da gruppi privati. Finalmente però sorge la “Società Nazionale”, che nel 1862, ottiene dal governo per decreto del Ministro, un aiuto di 50.000 lire. Da questa società nasce poi l’Associazione Ippica Nazionale, che poi si sciolse rapidamente. Nel 1871 un gruppo di signori dell’aristocrazia lombarda, fondarono la nuova società lombarda, istituendo la “Società Ippica Varesina”.

Nel 1881 con la nascita del Jockey Club italiano, tutte queste società vennero assorbite in un unico ente per l’organizzazione delle corse ippiche.

FRANCIA

Nel 1776 le prime corse si svolsero nella pianura di Leblans, per emigrare poi per un periodo a Vincennes vicino Parigi.

Celebri furono le corse disputate nel 1872 a Fontainbleu, alle quali presero parte i cavalli della più alta società francese; premi da favola, se paragonati a quei tempi; alcuni testi dell’epoca, raccontano che mai tanto lusso si vide in quel periodo. Ma l’istituzione ufficiale delle corse in Francia, spetta a Napoleone. Fra una battaglia e l’altra, il geniale condottiero, riuniva le proprie guarnigioni organizzando corse di cavalli.

Nel 1805 le indisse ufficialmente in Francia. Dopo Londra, Parigi divenne il fulcro dell’ippica internazionale, rafforzato sempre più dagli anni che seguirono.

SOCIETA’ MODENESE PER ESPOSIZIONI FIERE E CORSE DI CAVALLI

I FONDATORI DELLE SOCIETA`
Alfonso Bellettini
Antonio Capri
Leopoldo Vaccari
Giuseppe Zoboli

La Gloriosa Società Modenese per Esposizioni Fiere e Corse di Cavalli sorse nel Febbraio del 1875. Ancor prima della sua nascita e conseguentemente del nuovo ippodromo, dal 1856 al 1867 le corse annuali a Modena, si svolgevano sulle mura della città, poi dal 1868 nel prato delle manovre. I quattro Modenesi amatori di cavalli, che fondarono la Modenese, rispondevano al nome di Alfonso Bellettini, Antonio Capri, Leopoldo Vaccari, Giuseppe Zoboli.

Già un anno dopo della costituzione del sodalizio, nel 1876, si tenne a Modena la prima riunione di corse al trotto nell’Ippodromo e la prima Fiera Cavalli. Nel 1880, la società Fiere e Corse, diretta dal suo primo presidente il Prof. Giuseppe Tampellini, innalzò il suo vessillo con un nastro giallo e blu, i colori di Modena. La Nobiltà della città partecipava intensamente a queste riunioni ippiche. Già nel 1893 si effettua per la prima volta la corsa Pariglie: vincono Olrack e Grecuzzo. Nel 1889 entra in funzione il Totalizzatore, si scommette per 2.200 lire, c’è molto entusiasmo a fianco delle corse, nelle stalle del Foro Boario, vengono esposti numerosi soggetti, bellissimi, che provocano l’interesse di tutta la popolazione.

Nel 1915, l’Amministrazione Comunale grazie all’interessamento di Pier Luigi San Donnino, stanziò 52.000 lire per allargare la pista, e costruire tribune in pianta stabile. All’inaugurazione aderirono con entusiasmo i Principi di Savoia e altre massime autorità. Per consentire il regolare svolgimento delle corse, erano in tempo stati posti sei palchi intorno alla pista (distanti 200 metri uno dall’altro), in ognuno dei quali stavano 2 giudici che annotavano le rotture dei cavalli. Il Presidente della Modense Cav. Tito Giovanardi, riuscì in seguito a portare a Modena il Campionato Europeo. Nel 1925 la società festeggia i 50 anni di corse sotto l’alto Patrocinio di Benito Mussolini.

Attrattiva maggiore, il G.P. Modena Internazionale di 120.000 lire. Grazie anche ai nomi di Ettore Barbetta e Nello Branchini, il nome di Modena salì alla ribalta del trotto Nazionale, nel 1931 il Dott. Cacciari vinse con Etrusco, di proprietà del conte Orsi Mangelli il G.P. Allevamento, mentre Nello Branchini con Jassemine vinse il G.P. Internazionale Ghirlanda.
Dalle prime modeste manifestazioni del 1876 si era giunti ad affermazioni mirabili. Dalle 3.000 lire alle 160.000 lire di premi di quegli anni. La Società Modenese per Esposizioni Fiere e Corse di Cavalli scolpì il suo nome nella storia come quel glorioso organismo al quale è legata una rilevante parte delle manifestazioni modenesi di questo secolo.

IL SALOTTO DELLA VECCHIA MODENA

Cento anni di vicende al vecchio ippodromo.
La passione per i cavalli, un fiore di incontri e amicizie hanno fatto del Foro Boario un luogo caro alla memoria dei modenesi.
Ora si va in un’altra sede, con un po di nostalgia.

Siamo proprio certi che in cento anni cambiano radicalmente usi, costumi, tradizioni?

(articolo di Mario Morselli, scritto in occasione del Centenario – 1974)

Mutano, è vero, condizioni sociali o politiche, ma certi valori fondamentali nella vita dell’uomo rimangono inalterati. E questo dicasi, soprattutto, per avvenimenti cittadini che esprimono il consenso popolare. In tale collocazione di debbono considerare le corse al trotto che hanno ben poco mutato dalla loro originaria impronta. Esse, infatti, esprimono non solo interesse per una attività che in tutte le sue strutture ha conservato intatte le sue forme e i suoi rapporti, ma anche solide garanzie di tutela per gli allevamenti dei trottatori, nonché valori economici e turistici.

In questa analisi storico-filosofica, l’Ippodromo di Modena coi suoi 100 anni, trova la sua miglior verifica, sappiamo delle sue origini un po travagliate, nel 1872. A Modena si decise di costruire l’Ippodromo a due anni dalla proclamazione di Roma Capitale, per i modenesi era un fatto storico anche questo, deciso con un atto di liberalità che ancora oggi fa ancora meditare. L’ippodromo veniva a trovarsi tra due costruzioni del periodo Estense: la cittadella eretta nel 1635 per decisione di Franceso I e il Forum Boarium voluto da Francesco IV, iniziato su progetto del Vandelli nel 1834 e completato cinque anni dopo. La citazione del Forum Boarium non è casuale perché essa si ricollega alle origini della “Fiera” dei bovini e dei cavalli. I cento anni di storia dell’ippodromo sono stati, pertanto direttamente garantiti da un perfetto sodalizio fra la Società Ippica (poi Società Modenese per Esposizioni Fiere e Corse di Cavalli), Comune e Autorità Militare. Il progetto dell’Ing. Luigi Gandini e del Dott. Luigi Gregori comportò una spesa preventiva di 20.000 lire che, al completamento dell’opera (evidentemente anche allora si manifestava una certa svalutazione), diventarono 60.000 lire.

La posta di forma ellittica, con due parallele congiunte alle estremità dei semicircoli, è di metri 815,95. le prime corse ebbero luogo nei giorni 19 e 20 maggio del 1872. Fatta eccezione per il 1945, cioè l’anno della più intensa e drammatica attività bellica del secondo conflitto mondiale, le corse hanno avuto una regolare continuità anche se nel 1912, a causa delle avversità atmosferiche (fatalmente i capricci di Aprile si sono spesso riversati sulle corse), si svolsero in Ottobre. Sull’anello sabbioso del Foro Boario furono celebri protagonisti Vandalo, il cavallo russo Zeitoff.

La riunione di Modena, stabilita in tre giornate con lo svolgimento del premio Internazionale Ghirlandina, ha una priorità: è l’unica a far svolgere le corse di Lunedì ed è “il Lunedì del Ghirlandina” a richiamare dirigenti e pubblico da tutta Italia per la chiusura degli altri ippodromi. Famosi negli anni 20 i cavalli Billy Bunker e Princes Moko fecero epoca i duelli ingaggiati dai guidatori cittadini Barbetta-Bianchini, ai quali poi si aggiunse Carlo Cacciari. La sua prima vittoria sulla pista di casa è del 1919 con Tolmino. I nomi di Etrusco, Loredana e Dano si impongono quali vincitori del Premio Allevamento. E’ certo che la fama di Cacciari venne consacrata nel Ghirlanda del ’48 allorché il sulky di Tais Toi si impose sul grandissimo Mistero a tempo di record. Carlo Cacciari e le sue 1000 vittorie restano una testimonianza indelebile a dimostrazione del livello raggiunto dalle scuderie modenesi e dalla classe dei loro Driver.

L’ippodromo assunse, in seguito, l’aspetto di un impianto permanente consentendo la presenza stabile, per tutto l’anno, di cavalli in allenamento. al “gioco” vennero riservati i locali sottostanti le tribune, completati poi con la costruzione di altri sportelli, unendo i due corpi di fabbricato con una unica pensilina.

Parallelamente alle corse, sempre ad iniziativa della Società Modense, si svolsero i Concorsi Ippici Nazionali e ci par ancora di vedere il Rag. Renzo Ghittoni, segretario della Società, al suo posto di regista, egli che in fatto di organizzazione di corse aveva capacità, conoscenze ed esperienze rare.
Durante il secondo conflitto mondiale i bombardamenti aerei su Bologna consigliarono i trasferimenti dei convegni a Modena che ebbe dal Dicembre 1943 al 30 aprile 1944 ben 23 giornate. Tale intensa attività proseguì anche dopo la prima incursione aerea su Modena del febbraio 1944. Le tribune dell’ippodromo come anche altri impianti della zona furono distrutte (si calcola che su questa zona venissero lanciate oltre 100 bombe ad alto potenziale esplosivo). Anche le scuderie subirono la stessa sorte ed alcuni puledri rimasero vittime della furia bellica.

Come abbiamo già accennato l’Ippodromo di Piazza D’armi fu centro per l’allevamento e l’allenamento del cavallo trottatore e basti accennare che Modena ebbe scuderie famose quali quella del barone Ruggero, di Vaccari, di Gustavo Modena, del barone Franchetti, dei fratelli Boni, di Lady Hambletonia, di Giuseppe Branchini, poi del figlio Nello e di Fausto, del Cav. Barbetta, di Piccinini, del Dott. Cacciari.

Col potenziamento delle attività dei grandi ippodromi, anche quella di Modena, per la fede nel trotto dei suoi appassionati dirigenti, si adeguò ai nuovi impegni con l’aumento delle dotazioni e con la presenza dei grandi campioni indigeni ed esteri. Certamente i due famosi trottatori italiani, il leggendario Tornese e Crevalcore, la favolosa Gallinotte, i grandi americani, sino al campione italiano in carica: Carosio, per citare alcuni nomi dei grandi protagonisti in Piazza d’Armi, confermarono che Modena poteva conservare il prestigio di centro importante per l’ippica italiana. E non sono mancati tanti riconoscimenti autorevoli.